Home sweet home

Mercoledì pomeriggio, prima lezione del secondo anno per mia figlia alla Helen Doron. ” Non vedevo l’ora!!” mi dice Elisabetta in auto mentre raggiungiamo la sede. Arrivati lì, è tutto un esplodere di baci e abbracci con le teachers e con i compagni!

“Let’s start!!” incita la maestra Sara, invitando i bambini ad entrare nell’aula colorata come un arcobaleno. Sento Camilla dire alla maestra ” quest’anno voglio imparare MILLE nuove parole!!!” E così, con grandi sorrisi sulle labbra i bambini iniziano la loro avventura alla scoperta di un mondo sempre più familiare, l’inglese, e noi mamme serene li accompagnamo con la consapevolezza di star facendo la cosa più giusta per il loro fututro.

Spesso, infatti sento dire che gli italiani non hanno un “buon rapporto” con la lingua straniera e, quando viaggiano all’estero, si arrangiano con un inglese stentato rasentando spesso il ridicolo quando a questo si aggiungono gesti a dir poco teatrali. Ma la colpa di chi è? Secondo un articolo che ho letto proprio nella sala d’attesa della Helen Doron- se non sbaglio si trattava di un ritaglio da IO DONNA di Repubblica – oggi per insegnare l’inglese ad un bambino delle elementari delle scuole pubbliche , basta che  l’insegnante abbia seguito un corso  di almeno 50 ore, la metà anche on line!!

Dove sono finite le lauree, le specializzazioni e così via dicendo? Se ad insegnare l’inglese nelle scuole ci mettiamo persone che  sono poco preparate, quanto sapranno trasmettere ai propri alunni? E’ normale  poi sentir dire che l’italiano preferisce la filosofia “HOME SWEET HOME” piuttosto che addentrarsi in un paese straniero sperando di incontrare “persone che capiscano la nostra lingua”.

Ben vengano, allora, tutte le iniziative che possano migliorare questa triste situazione, ben vengano scuole come la Helen Doron dove giocando si impara.